
nona rinascita:
altra distruzione,
altra intuizione,
altra immaginazione
e altra proposta





mariocase



2015 2018 2019 2020












noi scriviamo sulla sabbia ma . . . . .
immaginiamo nelle profondità . . . . .








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noi scriviamo sapendo di onde e venti
spesso scriviamo di onde e venti




questa facciata del sito e ricca di collegamenti con le altre pagine compilate quasi tutte dal 2018 al 2019, ma per il 2020 si prosegue per di qua . . . . .
dove raccolgo le suggestioni e le invenzioni che si succedono in questa inspiegata e urgente stagione dove si dice un microrganismo infido e sfuggente ma altamente contagioso sta mettendo a dura prova il mondo intero . . . . . . . . .
XI




IX
X
XII
I II III IV V VI VII VIII
una forma di egoismo istituzionalizzato che viene spesso ritenuto ineluttabile e fonte di creazione di regole che avvantaggiano praticamente solo i "grossi" consorziati tra loro taglia fuori chi non è protetto, chi ha bisogno d' essere aiutato e per costoro ci sono i numeri telefonici di soccorso, i telethon vari, gli enti sovranazionali e qualche volta l' esercito . . . . sempre egoismo istituzionalizzato: questi saggi controcorrente invece prefigurano un cambiamento totale di paradigma . . .ma qui le resistenze aumentano: invece questi guardiani del faro dicono che la luce è ancora necessaria e quella ancora opera senza egoismi, illumina dove serve e illumina sempre !!!! BRAVI e grazie del tentativo di far aprire le menti e i cuori !!!!


ali per elevarsi
​
zampe per tenersi
​
coda per spaziare
​
cresta per riaffermare
​
becco per sensibilizzare
​
freccia per saper dove andare
​
pancia per prendersi sul serio
​
conoscenza per offrire soluzioni
capitale, genera il capitalismo e quindi la monetizzazione delle risorse
Valori, sono le risorse in sè e gli scambi in equilibrio
non monetizzare ma riconoscere elettronicamente l' impatto e la riproducibilità
l' uomo non è da classificare, è da riconoscere !
cielo su di noi
mirabili costruzioni sappiamo fare
entriamo e us ciamo ogni giorno da dub bi fedi e ascolti
ma è ancora la fortuna ad
avere la megli o !
sembra proprio che non è solo una guerra a fare morti oggi la morte si è
fatta più sofisticata oggi si aumenta di numero ma non di cultura e consapevolezza in campana, non è un diavolo che sta operando è invece
uno stimato potent e un sicuro filantropo una belle zza famosa e ricca
affascinante e sorr idente come sirena a determinare scel te, invidie e seguiti
e allora picchiamo un forte pugno chiuso sopra il libro delle istruzioni
è il sistema tutto il sistema che va cambiato alla radic e !
​

magia . . .fortuna . . . energia . . . buona compagnia ... i







dal profilo facebook di Marcello Lucarelli

Dentro al parco c' è pure un laghetto artificiale, ci sono spesso comitive di Russi e Russe che mangiano sui tavoli di legno, c'è qualche podista o corridore a piedi che dir si voglia, ci sono i giochi per i bambini e l' area cani . . . . io due volte ho sotterrato una monetina ai piedi di una pianta in un angolo defilato del parco, chissa perchè, forse per riaffermare una continuità di esistenza tranquilla e stabile, di una speranza di lasciare qualcosa quando inesorabilmente dovrò partire per l' ignoto. Esco dal parco e m' infilo in una via breve ( una ventìna di metri, a fondo chiuso che ora so privata, ma che credevo pubblica, fino a che un abitante non me lo ha ricordato: " qui non si posteggia e non si raccolgono i frutti sporgenti . . . ." già perchè a metà c' è un magnifico FICO con floridi e succosi frutti a settembre e dietro un recinto di casa cespugli rigogliosi di lamponi e more !. La via si chiama Via A.M. Borga. Mi son subito interessato, tornando a casa e consultando Wikipedia, chi fosse costui e scopro cose inusuali e stimolanti; dunque Borga era un prete di queste zone, era un poeta, era un birichino irrequieto e viaggiatore, era un personaggio mischiato con personalità importanti del suo tempo
Via Cerasoli.
racconto breve.
Mi reco spesso col mio cane nella zona di via Cerasoli, nella mia città.
Via Flaminio Cerasoli, non so chi sia o sia stato, ma la via mi interessa. E' a bordo città, non è particolarmente bella o attraente per qualche peculiarità immobiliare o ambientale, non è trafficata o pittoresca, non è dotata di confort o istallazioni ragguardevoli, ma qualcosa di bello ce l' ha per me . . . ecco . . mi somiglia . . ah ah !
Quest' oggi mi ci reco con la mia Miele, perchè in fondo a via Cerasoli c' è il parco, un bel parco, dove tra alberi, cespugli, aree e viottoli intorno al bel prato, Miele può scorrazzare e frugare , a volte addirittura può inseguire vanamente conigli capitati lì quasi per caso . . . .
In via Cerasoli l' inizio è segnato dalla ferrovia e dal passaggio a livello custodito, più in là c' è un ritrovo per cestisti dilettanti all' aperto, poi i palazzi non sono ingombranti e asfissianti, sono comuni palazzi abbastanza ben tenuti, non manca il ristorante cinese, un piccolo Market, un negozio etnico, il sali & tabacchi, l' autobus e perfino un scuola musicale di prestigio che tratta soprattutto il Jazz. C' è una folta presenza di extracomunitari, soprattutto del centro-sud America e dall' Africa, c' è un bar lindo e tranquillo, ci sono negozietti che ormai altrove non ci sono più, che so, l' accomodatore di televisioni e circuiti elettronici . . . . . IO passeggio, guardo, mi fermo, riparto, seguo e controllo l' animale e penso, considero, immagino e mi pongo domande, poi incrocio più di una persona che per nessun apparente motivo, mi saluta! Mi saluta ? Perchè . . . solo qui mi capita di ricevere saluti da sconosciuti e per nessun particolare motivo: ecco cos' è che mi rende via Cerasoli più familiare, più gradevole e più interessante, la gente c' è e saluta, ovviamente ricambiata con un sorriso sincero.

Ha lasciato opere non famose, ma curiose, spesso in versi, stampate e tuttora reperibili e di un certo valore antiquario, trattanti temi con piglio arguto e testimoniante il suo tempo.
Gli approfondimenti li lascio a voi lettori.
Anton Maria Borga (Locarno, 25 marzo 1723 – Venezia, 1768)

Dicevo che questa via e le atmosfere che ci trovo, mi ricordano il mio stato odierno, la mia persona, quello che è pertinente a me, che è descrittivo di come mi sento. Mi sento in grado di stimare l' identità che mi cucio addosso, ma non ho quasi niente a che fare con la moda, la fama, l' importanza e la continuità di un lavoro e di competenze accreditate e incentivate: qui in una traversa di via Cerasoli c' è una casa non abitata, col giardino attorno e alberi alti e forti che la nascondono quasi. Davanti ad essa passano i binari del treno regionale. Proprio oggi ho visto il cartello " VENDESI " a cura di una agenzia locale che valuta il terreno edificabile e l' immobile restaurabile o abbattibile bel 450.000 euro!

ecco, posso dire che spesso mi identifico con quella casa. Naturalmente enfatizzo, mi diverto a parlare così e amo far colpo in chi mi legge e possa approvare o contestare le mie parole, questo per me è come tirarmi fuori dall' anonimato e farmi sentire vendibile, ristrutturabile, unico e utile . . . . .importante, ma questo lo desidero per tutti , proprio tutti. anche per quella ragazza di bell' aspetto, ma piccola e con le gambe arcuate in modo accentuato: ah! come vorrei che risolvesse la sua disabilità strutturale , magari non risolvendola ancora per mancanza di tecnologie mediche appropriate,ma potesse contare su una unicità e una significatività di altre sue doti . . . In via Cerasoli intuisco potenzialità, cose presenti ma nascoste o sciatte, tenui, croniche, laceranti sofferenze, ma lenìte dalla forza del decidere e dell' ideare . . . ., intuisco una volontà di esserci e di migliorare . . . .
termino qui e ringrazio chi ha trovato la forza di leggere tutto. Spero di aver lasciato dentro il lettore un segnale, uno stimolo, un interrogativo, un delicato assenso, un approvazione tiepida ma fondamentalmente non ostile. Grazie.
A proposito, Flaminio Cerasoli, era . . . . .
CERESOLI o Cerasoli Flaminio
(Palosco, 1560 - Roma, 1640).
Studiò dapprima lettere sotto l'arciprete Publio Fontana ma visse quasi sempre a Roma dove si laureò e fu protonotario apostolico.
Venne sepolto in S.Maria Maggiore, vicino alla tomba dello zio Ludovico, canonico Liberiano.
Nel suo testamento dispose una cospicua parte dell'eredità per la erezione in Roma di un collegio che doveva ospitare giovani bergamaschi poveri, avviati alla carriera ecclesiastica.
Aperto nel 1735 e chiuso nel 1765, il collegio venne riaperto
nel 1834-1835 ed aggregato al Seminario Romano.
Diede numerose e valide personalità ecclesiastiche.
addentrandomi nell' ambiente quotidiano e leggendo con l' aiuto del computer chi siamo e chi eravamo, mi si apre un mondo e mi rendo conto di quante a quali vite sono passate e hanno lasciato marcàti o impercettibili segni nel tempo per le cose fatte o sognate realizzate o tentate e io posso acquietare la mia insoddisfazione perchè è l' esperienza di un altro a farmi riappropriare degli elementi comuni che ci animano: quelli che fanno la peculiarità dell' UMANO !


Il Nobile Collegio Cerasoli fu istituito a Roma nel 1640, con un lascito di don Flaminio Cerasoli all' Arciconfraternita di Bergamo a Roma per aprire una scuola per la formazione di giovani chierici provenienti da Bergamo. I suoi eredi impugnarono il testamento e la questione fu legata a un contenzioso per un lungo periodo di tempo. La sede del collegio venne progettata dall'architetto Gabriele Valvassori e inaugurato nel 1834. La proprietà iniziale fu infatti sequestrata da Napoleone Bonaparte e annessa nel 1834 al Collegio Romano. I ricavi del patrimonio continuarono a sostenere il maggior numero di studenti possibile da Bergamo. Nel 1901 ad Angelo Roncalli fu assegnato uno dei quattro posti riservati al Collegio Cerasoli al "Seminario Romano".





senza forse, se , ma,
i tempi sono maturi ormai
senza proiettili, armi, bombe,
ma gli arsenali della mente e del cuore
pieni di parole, idee, impegni e speranze,
a chi crede di conservare
di prendere
di mentire
di glorificare e sfornare modelli
va insegnato
che tutto cambia
in nome dell' uomo
delle donne non dipinte più su misura
dei bambini coccolati
ma mortificati
degli animali allevati e sfruttati
dei campi invasi
di chimiche e cibo sintetico
Vamos a matar compagneros
vamos a matar un mondo ladro e ingiusto
vamos a invocare
il sorgere di un nuovo sole
che faccia ombre giuste
che dia il diritto
ad essere come si è
e a diventare come
sogno comanda
come amore insegna
come giustizia pretende
come uguaglianza reclama
come talento inventa
come retorica impedisce
compresa questa poesia spontanea
di cui salvare solo le intenzioni!
E allora
c' è da ascoltare e promuovere
quella ragazza svedese
quel filosofo pazzo in senso buono
quel coriaceo artista
quel reticente cittadino
che non segua mode o occasioni
ma progetti un eventuale futuro limpido ed equo
io ho già firmato
la lettera
sull' economia umanistica . . .
Vamos a matar . . .
E chi sente nostalgia per il proprio privilegio
si rassegni
a veder sorgere l' alba
di un nuovo rinascimento!
​
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Valerio Malvezzi al convegno “Spread, banche e sicurezza nazionale”,
con le parole accorate del suo manifesto
“Lettera aperta per una Economia Umanistica”,
indirizzata a quei potenti della Terra che, comandando sui capitali e sulla finanza, tutto controllano, descrive la terribile realtà a cui i popoli oggi sono sottomessi.
Il Mercato detta legge e i cittadini patiscono manovre finanziarie “lacrime e sangue”. I fondi speculativi privati possono vigilare sul loro stesso operato ma governi democraticamente eletti non possono decidere le loro politiche economiche. Il privilegio e l’arricchimento dei pochi si regge sul sacrificio e sulla povertà dei molti.
“ Voi (politici) dovete fare una ed una sola cosa: chiedere a gran voce che l’economia torni sotto la morale perché per millenni, da Aristotele ad Adam Smith, tutti i grandi economisti erano filosofi morali. Questo è il tema cruciale della rivoluzione intellettuale del XXI secolo. Oggi ciò che domina il mondo è la finanza, che condiziona l’economia, che ricatta la politica al di fuori della morale”.
Serve una rivoluzione culturale che attraverso una economia umanistica possa rimettere “l’uomo al posto del mercato, il lavoro al posto del capitale, la produzione reale in luogo dei pezzi carta”.
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Lettera aperta per una Economia Umanistica
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Spero che esista al mondo una autorità inquirente, un magistrato che abbia titolo, ma prima ancora il coraggio di verificare ciò che sto per dire. Se cioè corrisponda a verità ciò che ho letto su organi di stampa, in articoli presto derubricati a notizie di secondo piano per addetti ai lavori, perché saremmo di fronte al più grande inganno finanziario della seconda decade del ventunesimo secolo.
La Banca Centrale Europea, il massimo organo di regolazione e di credibilità del sistema monetario e la sua vigilanza, che avrebbe il compito di vigilare sulla stabilità del sistema bancario, da anni sta guidando, con norme e regolamenti, le aggregazioni a fusioni bancarie, mediante stress test, volti a decidere chi debba essere fuso e sparire dal mercato. Se fosse vero che, dal 2014, tali analisi non siano state mai fatte dalla Banca Centrale o suoi uffici, ma appaltate, con modalità peraltro non trasparenti, a soggetti privati, investitori esteri, sarebbe un fatto di gravità inaudita e senza precedenti. Affidare a un operatore privato speculativo, BlackRock, un compito di vigilanza appare atto di palese conflitto di interessi.
Fuori dai tecnicismi giuridici, questo significa che tutto quanto avvenuto in questi anni nel mio Paese, l’Italia, in ordine ai riassetti proprietari del sistema bancario, si baserebbe su atti dettati da ragioni di necessità e urgenza basati su fondamenti tecnici non solo inesistenti, ma potenzialmente distorsivi del mercato. Milioni di risparmiatori e imprese hanno versato lacrime e sangue, letteralmente, per le conseguenze sia delle restrizioni del credito, sia per la distruzione del risparmio garantito dalla Costituzione Italiana.
Signori ignoti che da Paesi lontani movimentate la finanza mondiale, voi fate scrivere di agire per la stabilità del sistema bancario ma, nei fatti, voi rubate la vita e il futuro della povera gente, costringendo le imprese a chiudere, imprenditori a impiccarsi e darsi fuoco, anziani a vedere bruciare i risparmi di tutta una vita, fregati da tecnicismi giuridici incomprensibili, giovani ad emigrare perché avete gettato la liquidità sui tavoli delle borse, nei derivati e nei fondi speculativi, togliendola a chi sostiene i posti di lavoro. Voi fate sproloquiare astutamente di andare avanti, di riforme, di progresso, e fate raccontare che questo sarebbe l’Unione Bancaria Europea. In realtà non fate sapere al popolo le cose come stanno, e cioè che l’unico modo di procedere sarebbe quello di fermare tutto, fermare l’ingiustizia e tornare a un mondo giusto, ad una economia umanistica, nella quale sia l’uomo, e non il mercato, il cuore del nostro agire. Questa sarebbe la cosa giusta da fare, perché ciò che voi chiamate libero mercato altro non è che un sistema prevaricatorio di pochi che, mediante informazioni assunte in un sistema di relazioni sleali, si arricchiscono a dismisura ai danni di molti: i poveri, i semplici, le persone comuni, gli ultimi.
Signori politici, sembra che vi stiate occupando di questioni tecniche, tralasciando l’attacco al tema strategico. Scopo di una Banca Centrale è creare e gestire i soldi di un popolo. Per questo, la Banca Centrale deve essere detenuta dal popolo.
Se invece, come accade ora, lo Stato, che quel popolo rappresenta, prende a prestito il denaro da un sistema di banche private, che a loro volta lo moltiplicano come i pani e i pesci, allora il governo sarà costretto a vessare il popolo di tasse e balzelli per ripagare il profitto indebito privato. Il cuore del problema politico è che non siamo più in una economia a regia pubblica, ma privata. Così stando le cose, siamo in una democrazia apparente, ma non di fatto, al punto che diventa perfettamente inutile e financo illusorio il diritto e l’esercizio del voto, poiché nessun governo, servo del sistema bancario privato, sarò mai in grado di esercitare il mandato del popolo sovrano. Signori politici, se noi non decidiamo di fare, finalmente, ciò che è giusto, costi quel che costi, invece di ciò che è ragionevole politicamente, allora non ci sarà mai speranza per la povera gente. Dobbiamo concentrarci sulle soluzioni alle ingiustizie e se il nostro sistema regolatorio non consente di trovare una soluzione, allora, ebbene, se ne deve convenire che si debba radere a zero questo sistema di regole ingiuste e crearne altre più eque. Lo dobbiamo fare perché non è più tollerabile, sull’altare della presunta efficienze, il sacrificio di tanti per il privilegio ingiusto di pochi.
So bene a quali rischi mi stia esponendo, anche per la credibilità correlata alla mia professione, nella quale quasi tutti recitano una diversa litania, per convenienza o interesse. Non mi interessa essere deriso; mi interessa essere vero, Ed è vero che, se la sofferenza di tanti è tollerata per il privilegio di pochi, allora questo sistema economico è, semplicemente, sbagliato.
Signori privati, voi oscuri demiurghi di sventura, voi dioscuri della povertà, voi saccenti profeti di tristezza, voi avete ignorato per vostro tornaconto il pianto di un popolo per anni, e lo ignorerete ancora, ma io sono qui a dirvi, ad annunciarvi, come ultimo dei cittadini, che il popolo sta cominciando a capire e che, quando il popolo si muove, le cose cambiano; e per questo semplice fatto cambieranno, che a voi piaccia, oppure no. Succederà perché, al di là di ciò che pensano i neoliberisti che ci raccontano da decenni che il pianeta sia guidato dai mercati, al contrario il mondo è guidato da tempo immemore dalla libera mente dell’uomo. Quella mente, per secoli, ha sempre condotto l’umanità sui binari da cui siamo usciti. Binari diritti, che non consentono una deroga di viaggio: la direzione si chiama morale.
Signori politici, voi siete degli illusi a pensare di potere risolvere i problemi del nostro Paese con gli accordi, con le deroghe, le riforme negoziate con l’Europa. E’ finito il tempo del politico; è giunto il tempo dello statista. Qui serve qualcuno che si alzi in piedi e dica, semplicemente, che l’Italia, erede di un pensiero millenario che parte dall’antica Grecia e attraversa il mondo latino e poi il razionalismo occidentale, è portatrice di una rivoluzione culturale. Quell’uomo dovrò dire al mondo che il sistema di pensiero che è alla base del modello economico degli ultimi quarant’anni non va riformato o migliorato con mediazione o negoziazione; esso va raso a zero.
Ci sono momenti nella storia nei quali, per procedere, bisogna distruggere fino alle fondamenta per poi ricostruire, su basi diverse. Io penso che fino a che il mondo politico non affronterà questa, che è la principale delle questioni, saremo sempre qui a vivacchiare da una elezione fintamente democratica alla successiva. Solo che, nei lustri, le generazioni italiane invecchiano, le donne incinte con gravidanza a rischio sono mandate a casa perché gli ospedali devono risparmiare, gli anziani devono rivolgersi a sanità private per evitare code interminabili, milioni di poveri non arrivano a fine mese e rovistano nei cassonetti, migliaia di imprenditori italiani si sono dati fuoco o impiccati per motivi economici, centinaia di migliaia di italiani giovani e per lo più acculturati fuggono a cercare lavoro all’estero, mentre i nostri telegiornali ci parlano solo di barconi.
Il sistema economico comporta una lotta che si ripete da decenni, mentre noi siamo qui a dibattere di sciocchezze, di percentuali di prodotto interno lordo, tra poltrone di velluto. Ma non capite che occorre alzarsi in piedi e dire, semplicemente; basta? Abbiamo un mondo in cui la gente crede davvero che non ci siano i soldi per fare le cose, quando la verità è che le cose si fanno col lavoro dell’uomo e che i soldi si creano premendo un bottone. Il problema è chi ha in mano quel bottone. Non è più tollerabile che il bottone della moneta sia nelle mani private: noi vogliamo che la mano che preme quel bottone torni a essere pubblica.
Abbiamo un mondo in cui la gente pensa davvero che il problema sia il debito pubblico, e nessuno ha compreso che esso è l’altro lato della medaglia che si chiama ricchezza privata. Il problema è chi detiene quel debito: noi vogliamo tornare ad avere nelle case italiane quel debito, come risparmiatori italiani, perché quel debito è contratto per la nostra casa, che si chiama Patria, e non siamo disposti a vendere il Colosseo o gli Uffizi a banche estere private, perché i sonetti di Dante e le opere di Cicerone non sono in vendita, poiché non è in vendita la nostra memoria. Non entrerò quindi nel tecnicismo delle scelte economiche necessarie per liberarsi dalla schiavitù dello spread, ma dico chiaramente ai politici che per risollevare l’Italia servirebbe un piano di espansione di spesa pubblica che le attuali regole europee non consentono. Siete degli illusi o dei pusillanimi a pensare di potere trattare con una tigre. La tigre si doma con la forza. La nostra forza è quella della ragione e della giustizia.
Voi dovete fare una e una sola cosa: chiedere a gran voce che l’economia torni sotto la morale. Per millenni, da Aristotele ad Adam Smith, tutti i grandi economisti erano filosofi morali. Questo è il tema cruciale della rivoluzione economica del ventunesimo secolo. Oggi ciò che domina il mondo è la finanza, che condiziona l’economia che ricatta la politica, al di fuori della morale. In questo schema le vostre tattiche sulle pensioni a quota cento o sul reddito di cittadinanza sono visioni di breve termine, collocate nel battito di ciglia tra un sondaggio e il successivo. So bene cosa state pensando: parlare di morale come struttura sovra-economica non porta voti, perché la gente non capisce. Non curatevi dei sondaggi, se avete a cuore il vostro Paese e sappiate che la gente è buona e, se voi parlerete il linguaggio delle persone e non delle burocrazie, capisce benissimo. La rivoluzione culturale alla base di qualsiasi speranza di salvezza non può che passare quindi da un manifesto per l’economia umanistica.
L’economia umanistica è la sfida di questo secolo, che seppellirà come incidente storico quella capitalistica. L’economia umanistica è ancella della filosofia morale, ma comanda la finanza, poiché la moneta è solo il prezzo delle cose, ma l’anima dell’uomo non è in vendita. Io sogno un manifesto per l’economia umanistica che, partendo da qui, da poche persone, dall’Italia, venga sottoscritto da tanti cittadini italiani e poi magari europei e forse un giorno del mondo. Il cuore del marcio degli ultimi quarant’anni almeno è il fatto che abbiamo costruito una economia a favore di alcune persone, e non delle persone.
Il cuore del documento di questo manifesto per l’economia umanistica deve essere l’uomo al posto del mercato, il lavoro in luogo del capitale, la produzione reale in sostituzione dei pezzi di carta. Se non avremo il coraggio di mettere nell’agenda politica al primo posto un manifesto per l’economia umanistica, saremo sempre schiavi di chi fa scrivere che il Botswana ha un rating superiore all’Italia perché ha miniere di diamanti. Dobbiamo spiegare al mondo che l’Italia vuole tornare a investire, bruciando le attuali regole del gioco sull’altare della giustizia, nelle proprie campagne, nei nostri campi, perché sono i nostri poeti che rispondono all’ignoranza dei diamanti del Botswana. Dai diamanti non nasce niente – cantava un italiano – dal letame nascono i fior.
Io sogno che sufficienti persone sottoscrivano idealmente questa lettera aperta, affinché il mondo politico italiano capisca che non è più il tempo di vivacchiare, ma il tempo di tornare a vivere. Troppe persone stanno cominciando nel mondo a intuire la verità sotto il velo dell’inganno. Prima o poi, da qualche parte, un manifesto per una economia umanistica nascerà. Nascerà perché il cuore di un popolo per decenni ingannato e oppresso non può che rinascere orgogliosamente dalle proprie ceneri. Quando, sul braciere di un manifesto per l’economia dell’uomo, saranno incenerite le carte che ci tengono in catene sotto quelle del capitale, sarà un giorno di giubilo. Io sogno che quel giorno nasca qui, da un piccolo Paese che tanto contributo ha dato nei millenni al pensiero dell’uomo. Io non so se vedrò da vivo quel giorno. So però che quello sarà un giorno radioso non soltanto per gli italiani che avranno insegnato al mondo ad alzarsi in piedi.
Quello sarà un attimo, indelebile, nella storia eterna dell’umanità.
Pavia, 26 gennaio 2019
Valerio Malvezzi
Firma il Manifesto per una Economia Umanistica
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https://it.surveymonkey.com/r/EconomiaUmanista
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Leggi i commenti di chi ha già firmato:
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1. Riduci il consumo di carne
La produzione di carne rossa immette nell’atmosfera quantità di COâ‚‚ fino a 40 volte superiori di quelle prodotte da cereali e verdure.
-
2. Riduci il consumo di latticini
Per tenere in vita una mucca da latte ci vogliono grandi quantità di acqua e mangime. Le mucche, inoltre, contribuiscono per il 28% alle emissioni di metano correlate all’attività umana.
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3. Cambia le tue abitudini di guida
I veicoli a motore inquinano l’aria che respiriamo. Quando possibile, evita l’uso dell’auto: torna a camminare, usa i mezzi pubblici, usufruisci del car sharing oppure pedala.
-
4. Fai caso a come usi l’acqua
Entro il 2050, 5 miliardi di persone del mondo potrebbero sperimentare carenze di acqua. Fai docce più brevi, chiudi il rubinetto quando ti lavi i denti, installa degli aeratori rompigetto efficenti.
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5. Riduci il consumo di carta
Il 40% del legname ricavato dal taglio degli alberi serve a produrre carta. L’industria della carta danneggia l’ambiente e consuma molta acqua. Passa alle bollette digitali, recedi dagli abbonamenti a riviste che non leggi più e scegli delle buste riutilizzabili per confezionare i tuoi regali.
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6. Usa bottiglie riutilizzabili e contenitori per il pranzo lavabili
Ad oggi produciamo circa 300 milioni di tonnellate di plastica ogni anno, metà della quale è usa e getta. Ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica vanno a finire negli oceani.
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7. Fai attenzione a ciò che butti nella spazzatura
Evita gli imballaggi multimateriale che non possono essere riciclati e differenza più che puoi la spazzatura che produci.
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8. Usa le buste per la spesa riutilizzabili.
Prima di recarti al supermercato per la spesa, assicurati di avere con te le borse riutilizzabili. Le buste di plastica sono la principale minaccia per la vita degli animali marini.
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9. Invece di acquistare, prendi in prestito o aggiusta.
L’arma più potente per aiutare l’ambiente è produrre meno spazzatura. Per farlo, puoi riciclare, prendere in prestito o rivolgerti al mercato di seconda mano.
Si tratta di azioni semplici, che probabilmente già seguirete: ma è ciò che si può iniziare a fare per salvare il pianeta!




Oggi, 16 marzo, al caldo della mia abitazione, con i più prossimi affaccendati alle loro cose, ma sicuramente consci di me e di quello che posso dire, fare, pensare e determinare, come ogni mattina vengo qui alla mia postazione web e scrivo, perchè ho percepito la differenza fra il non essere più e l' accadere per me, con me, in me, a me . . . . . . . il sempiterno problema della mia identità rispettata, ricordata, coccolata, richiesta e stimata, non corrisponde quasi mai alla mia percezione, ma va anche detto che io faccio ben poco per farmi ricordare, rispettare, coccolare o stimare e questo perchè la mia mente e le mie esigenze sono restie ad indulgere a responsabilità o accampare pretese, tanto meno interferire, intralciare, interagire, come fosse una pratica inevitabile e abituale . . . il risultato è appunto scavalcare con facilità la mia persona e le mie richieste di interelazioni siano esse affettive che professionali . . . .a maggior ragione adesso che sono pensionato e quindi ancor più TRASPARENTE ( come dire . . . . ) ! mettiamoci il cuore in pace e salviamo solo quello che mi spetta per diritto naturale, ma senza pretenderlo se non per rapporti consolidati e meritati . . . . . se mi convinco profondamente di ciò, beh allora il mio incoNscio non mi manderà più messaggi onirici o risvegli preoccupati e sofferenti . . . poi però, il marchingegno si mette in moto e si abbandona alle abitudini e alle inventive credute e convinte . . . . . . . . . e vai così, sempre pronto alla modifica che farà berne a me e a chi mi interseca . . . . . . .
ma come si fa ?


e allora . . . . ipotizziamo confronti, che col WEB risultano più facili: IO e un monaco di Serra San Bruno, IO e Sting o Stevie Wonder, IO e Andrea Scanzi, IO e un mio coetaneo vivente, IO e un mio superiore diretto, IO e un amico, IO e un impiegato, IO e un politico, IO e un luminare, IO e un disoccupato, IO e un ferito o ammalato o disperato o drogato o prepotente o mafioso . . . . . . . IO e ME : più sano, più motivato, più arrendevole, più pigro, più menefreghista, più spontaneo, più . . . . . . arreso ! Mettiamo anche in campo la possibilità di malattia degenerativa, di ricovero importante, di morte, di abbandono totale del computer, della televisione, della acculturazione d' attualità e cosa resta? SOLO IL RICORDO NEGLI ALTRI o LA TOTALE EVANESCENZA del ricordo di sè . . . datti pace: Mario, e campa sereno, facendo arrivar questa virtù a coloro che sapranno apprezzarla e di cui si serviranno così da chiamarmi M A E S T R O ! ah ah delirio da Messia !!!!!!! o come disse REAGAN: " eppure ho sempre saputo che avrei avuto un appuntamento importante con la storia": manca solo un tocco: AUGURO LA STIMA IN SE' a tutti quelli che ho conosciuto e che conosco, prefigurandone giusti trionfi o una seconda chance













67
6+7=13
10 10 10 10 10 10 7
76
67:2 33,5
il saggio I King mi parla dal caso apparente al dipanamento quasi necessario, al guizzo di novità imprevista, ma operante quando si manifesta . . . . .
oggi a me dice:
48 20
il pozzo, vento sotto acqua sopra










per ora sono al buio
mi agita dentro
un inquieto mare
come sempre ho avuto
ora rumoreggia e dilava ma non ne conosco nè i confini nè i fondali


Anonymous dice:
" lo so, lo sai, lo sanno,
io sono solo 1 dei 7 miliardi
una coscienza del me,
un' ignoranza dell' altro,
anche dei più vicini
perchè ogni altro
s' aspetta e aspetta
intanto prova,
conquista, ristagna
s' evolve
e forse insegna . . .
da questo punto di vista
MILANO è un ottimo approdo
vedi il palazzo Microsoft-Feltrinelli
vedi lo spazio Montello
vedi via Sarpi gusta odori sapori parvenze"
Lea Garofalo (Petilia Policastro, 24 aprile 1974 – Milano, 24 novembre 2009) è stata una testimone di giustizia italiana, vittima della 'ndrangheta.



credere, non credere, ignorare, giudicare, seguire, argomentare . . . . . .
attraverso questo mezzo qua se ne sentono veramente di incredibili!
La CO due fa male, fa bene, non fa niente . . . . la legge la fa il più forte, non il più morale . . . . noi, bocche aperte davanti a false meraviglie . . . .i dati ci sono ma sono manipolati ad hoc . . . . i buoni sono dannosi, i cattivi sono salvatori . . . . .ragazzi, qui se non avviene un fatto spiazzante e a scala mondiale . . . se ne esce con le ossa rotte e il cervello inutile e inutilizzabile !


Gestire la nostalgia
maledetta memoria
"Cuando calienta el sol "
e un mondo rispunta
si dilata
odoroso, colorato,
frusciante di onde e di luci,
tremolante di lampare e barche,
di profumi e intensi sudori,
" cuando calienta el sol "
si infila in un buco dimensionale
e riappare nell' universo che gli spetta
ma quale nostalgìa . . . .
io che c' entro ?


il L. e i mondi
il L. e i sentimenti
il L. e la sessualità
il L. e il " prossimo "
il L. e la scienza
il L. e la religione
il L. e il comportamento
il L. e il mistero
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