SCELGO DI VOLTA IN VOLTA UN PERCORSO E LO APPROFONDISCO, RIMANENDO SEDUTO, CIOE' CONTINUO A ESSERE SEDENTARIO MA SOGNO IL VIAGGIO . . FORSE QUALCHE CALORIA LA PERDO . . . USANDO IL CERVELLO !!!!
la via FLAMINIA
Roma - Rimini

parlerò di FLAMINIO, del FURLO, del CLITUMNO, del Monte SORATTE e del Monte CATRIA, di CANTIANO e di notizie sul percorso . . . . . . .a piedi o con un mezzo di locomozione.
La SS 3 venne istituita nel 1928 con il seguente percorso:
"Roma - Civitacastellana - Terni - Spoleto - Foligno -
Stazione di Fossato di Vico - Cagli - Calmazzo - Fano." . . . . . Rimini.


La Via Flaminia consolare aveva una funzione principale nella sua iniziale pianificazione, quella cioè di raggiungere speditamente la costa adriatica settentrionale e di lì l’ager gallicus, suddiviso in lotti e distribuito ai romani dallo stesso C.Flaminio durante il suo tribunato del 232 a.C.. Per questo scopo la strada venne tracciata con andamento il più possibile rettilineo. Ciò richiese numerosi ponti, anche monumentali, viadotti, sostruzioni e ‘tagliate’ progettati dagli ingegneri romani e realizzati dagli “operai” (prevalentemente soldati).
Lunga oltre 200 miglia romane, la Via Flaminia sviluppa la gran parte del suo percorso in territorio umbro. Già prima della sua nascita come via consolare formava certamente un tramite di comunicazione che si sovrapponeva ad una rete viaria non trascurabile, tracciata in tempi più remoti oggi difficilmente determinabili.
La via consolare costituiva un esempio-tipo di via publica, superando, però, nella qualità della progettazione e delle soluzioni tecniche, le altre grandi arterie romane, fra le quali fu la prima a dirigersi verso nord. Pur non essendo basolata nella misura in cui lo era l’Appia, e quindi meno decantata, essa in realtà garantiva una percorribilità più facile e veloce.
Fu quindi preferita anche dai viaggiatori diretti alla Via Domitia, e di lì alla Via Augusta, nonostante fosse maggiore la distanza da percorrere rispetto all’Aurelia e alla Cassia.
L’utilizzazione continuativa nelle varie epoche ha avuto come effetto positivo la sua manutenzione attraverso i secoli. Per amministrare e restaurare le viae publicae, furono create delle magistrature che avevano la funzione specifica della cura viarum ed il mantenimento delle infrastrutture stradali.
Tra i nomi dei magistrati ad esse preposte, è giunto a noi quello del pretore Thermus (console nel 63 a.C.) nominato curator viae Flaminiae nel 65 a.C.. Poco prima del 20 a.C. Augusto costituì un vero e proprio collegium di curatores, che lui stesso soprintendeva. Nei primi tempi in cui Augusto ebbe la nomina di curator, il suo nome appare accanto a quello di alcune strade, tra cui curator viae Flaminiae.
Testimonianza del diretto contributo nel mantenimento e restauro della Flaminia ci è data di nuovo da Augusto, il quale, tra gli altri restauri, nel 27 a.C. fece ripavimentare la strada fino ad Ariminum. Tra i personaggi di grande rilievo collegati alla cura della Via Flaminia vanno annoverati gli imperatori Vespasiano, Traiano e Adriano.



inizio via Flaminia a ROMA

passaggio per CIVITA CASTELLANA a nord di Roma

691 m s.l.m. monte SORATTE
Sulla cima del Soratte si trova l'eremo di San Silvestro
Sono infine presenti altri quattro eremi:
Sant'Antonio, Santa Lucia, San Sebastiano e Santa Romana,
che pur versando in condizioni di abbandono, presentano notevoli caratteri tipici dell'architettura eremitica rupestre.

Durante la seconda guerra mondiale, in particolare nel settembre del 1943 il comando supremo delle forze di occupazione tedesche si stabilì sul Soratte. Nel mese di giugno del 1944, dopo un terribile bombardamento effettuato il 12 maggio da 236 B-17 del 5th US Air Force, il feldmaresciallo Albert Kesselring insieme alle truppe di occupazione abbandonò l'area dopo aver minato parte delle gallerie. Sembra che prima di abbandonare l’area il feldmaresciallo avesse dato l’ordine di interrare nelle gallerie 68 casse contenenti oro e beni saccheggiati alla Banca d'Italia ed alla comunità ebraica di Roma, che di fatto non è stato mai trovato.[2]
Durante gli anni della Guerra Fredda parte delle stesse gallerie sono state riconvertite per ospitare il bunker anti-atomico del Governo Italiano; i lavori solo parzialmente terminati risalgono al quinquennio 1967-1972.[2]
Il sistema ipogeo consta in 4 km di gallerie, oggi parzialmente visitabili grazie all'operato di una associazione di volontari.[2]
L'area da alcuni anni è stata riacquisita dal Comune di Sant'Oreste ed è oggetto di lavori di recupero delle ex caserme e di allestimento di un museo storico diffuso denominato "Percorso della memoria".
Sulla cima del monte, nel 1968, fu ambientato il film Il profeta, con la regia di Dino Risi; il protagonista, Vittorio Gassman, era appunto un profeta che viveva sulla cima di quel monte, rifuggendo la vita mondana.
fino a raggiungere il Sasso di San Nonnoso, sperone di roccia che si affaccia sulla Flaminia. Proseguendo si incontra un bivio e si tiene la sinistra per salire verso i ruderi medioevali della Casaccia dei Ladri.


entriamo nella VERDE UMBRIA e proseguiamo per FOLIGNO . . . .

un ricordo di Giosue' Carducci con una sua famosa poesia


FOLIGNO

e poco dopo eccoci al bivio per salire oppur entrare nelle Marche . . . Lì c' era un castello roccaforte che faceva guardia a chi tentava di passare . . . .
IL CASTELLO di CANTIANO

Maledicto
arnese
de guerra !!!!

Il nucleo originario di Cantiano sorse agli inizi del XII sec. Su due alture, la Rocca di Cantiano (356m.), - (poi Rocca Gabrielli e oggi Rocca S. Ubaldo)-, e la Rocca Colmatrano (360m.). Quest’ultima fu la prima ad essere stabilmente occupata ed aveva una funzione militare di controllo e difesa della via di comunicazione tra Gubbio ed Urbino. Sulla sommità del colle sono visibili i resti della torre militare, una torre – fortezza a pianta quadrangolare, in origine alta 23,50 m, demolita nel 1857. Intorno ad essa si formò un primo nucleo abitato, il borgo di Colmatrano, su cui dominava il conte Bonaccorsi, che risiedeva con tutta la famiglia proprio nella torre. Sono ancora visibili lungo il sentiero che da Piazza Luceoli conduce alla sommità dell’altura, i resti della cinta muraria. Da Via dei Molini si possono vedere anche i resti delle mura della Rocca di S. Ubaldo, che venne occupata successivamente e retta dalla famiglia eugubina dei conti Gabrielli di Necciolo. Lungo la cinta di mura sorgevano torri quadrangolari delle quali oggi resta in piedi soltanto la Torre Pagella, di proprietà privata, in origine ricovero dei piccioni viaggiatori. Sulla sommità vi sono i resti del Castello dei conti Gabrielli, opera restaurata da Francesco di Giorgio Martini negli anni 1478 – 80, dopo la conquista di Cantiano da parte dei Montefeltro. Il castello venne demolito nel 1797, dopo aver subito il saccheggio da parte dei soldati francesi. In cima alla rocca si trova inoltre la chiesetta dedicata a S. Ubaldo, di impianto basilicale, il cui campanile venne eretto nel 1571.
dopo Cantiano, la Flaminia si addentra nelle marche nel modo più rettilineo possibile e passa lungo fiumi, monti, boschi e dove non può aggirare gli ostacoli scava gallerie . . la più famosa è quella del furlo . . . . .



poi c' è CAGLI dove è nato il mio babbo Mariano detto MARINO!


monte CATRIA m. 1.701

abbazia di FONTE AVELLANA
e infine la Flaminia arriva al mare di Fano, Torrette, Pesaro, Riccione Gradara . . .Rimini, tutti posti frequentati da adolescente d' estate
con la mia famiglia . . . . . . .
FANO ovvero zio Rino, Zia Linda, Annarosa, Mario
TORRETTE: ovvero i miei sedici anni sulla spiaggia .
PESARO: dalle suore, in albergo, da Cartoceto, fin da piccolissimo . . . . .
RICCIONE: la caliente spiaggia dei bagni Edo e Bice, le terme del Beato Alessio, la mitica PENSIONE AIDA . . . ecc . . . . cotte amoretti maldestre uscite nel sociale delle compagnie estive . . . . . .
GRADARA, SAN MARINO, RIMINI . . . . e i dintorni . . . . Cesenatico, Gabicce ecc . . . . .
TANTI BEI RICORDI E BELLI ANCHE I RIMPIANTI E LE OCCASIONI PERDUTE . . . .












fine del viaggio! : Rimini

GRANDE IDEA!
Il percorso ciclopedonale di 50 km sul Tevere sarà pronto entro l’estate
Il progetto finanziato per 3 milioni e 700 mila euro prevede un collegamento naturalistico da San Giustino ai confini territoriali di Perugia
Redazione - 12 gennaio 2016 - 0 Commenti
Con un milione di euro investiti nel primo mese di lavori, ha già preso forma concreta il percorso ciclopedonale di 50 km lungo il Tevere tra Città di Castello e Umbertide, che riqualifica e valorizza il collegamento naturalistico tra le comunità della vallata rappresentato dall’asta del fiume, offrendo un’opportunità unica di vivere questa straordinaria risorsa ambientale
L’assessore all’Ambiente Luca Secondi fa il punto sullo stato di avanzamento del progetto finanziato per3 milioni e 700 mila euro dalla Regione dell’Umbria, con fondi dell’Unione Europea stanziati nel Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013, che ha preso il via nel novembre scorso con l’apertura dei due cantieri a nord e sud di Città di Castello.
I lavori finora effettuati, con il Comune tifernate capofila territoriale, hanno permesso di predisporre in gran parte il fondo della pista, che è quindi definita e percorribile in tutta la sua articolazione lungo il corso del fiume, anche se, formalmente, gli stessi tratti completati sono da considerare ancora un cantiere in opera. Per ultimare il progetto devono essere, infatti, predisposte le finiture, le attrezzature e le postazioni per l’uso della bicicletta, le aree a carattere ricreativo, le postazioni per la pesca sportiva, per l’osservazione faunistica ed il birdwatching, le passerelle per l’attraversamento dei corsi d’acqua (che saranno realizzate ex novo o ristrutturate qualora già esistenti), gli arredi e la segnaletica.
Entro l’estate prenderà vita un percorso che collegherà in totale continuità Città di Castello, Umbertide e Montone fino ai confini territoriali di Perugia, a sud, e San Giustino a nord, con la possibilità per i cittadini di usufruire di una mobilità sportiva e del tempo libero alternativa a quella urbana
Oltre che ai centri principali della vallata, il percorso si collegherà ai nuclei rurali e alle frazioni del territori comunali attraverso connessioni con piste, percorsi ciclopedonali, viabilità campestri e interpoderali. Attraverso una specifica segnaletica, l’itinerario guiderà anche ai principali luoghi storico-culturali, ai parchi e alle aree verdi del territorio. Lungo la pista ciclopedonale l’Agenzia Forestale Regionale realizzerà l’area protetta della zona umida dei Laghi Spada, che impreziosirà il percorso offrendo una vasta zona completamente naturale per il birdwatching e l’osservazione di flora e fauna tipiche.
“Per Città di Castello – osserva Secondi – si tratta di una nuova significativa tappa del progetto di riqualificazione ambientale del parco fluviale del Tevere, che come Amministrazione comunale stiamo portando avanti con una forte connotazione legata alla sua valorizzazione come luogo di socializzazione, attraverso gli interventi che recentemente sono stati predisposti nell’area tra il ponte del Tevere e il parco Langer e nel parco di Rignaldello, di cui è ormai prossima l’inaugurazione”.

TEVERE a San Giustino
TEVERE Città di Castello


CASA dolce CASA 18/7/2015

TEVERE a TRESTINA

TEVERE a UMBERTIDE

TEVERE sotto Monte TEZIO

TEVERE a PERUGIA



