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prigioniero, da che mi ricordo

di trasmissione di caratteri

e abitudini educative

di scelte morali

e pulsioni fisiche

credo che valga ancora

il senso del me lo mèrito

e quello del me ne cùro

come espressione d' amore! 

A Michele Ruffino

Qualche volta penso di sapere
In cosa consiste l'amore
E quando vedo la luce
So che starò bene.

Ho i miei amici nel mondo,
Ho avuto i miei amici
Quando eravamo ragazzi e ragazze 
E i segreti vennero svelati 

Città dell'amore fraterno 
Un posto che chiamo casa
Non girarmi la tua schiena 
Non voglio essere solo 
L'amore dura per sempre.

Qualcuno mi sta parlando,
Sta chiamando il mio nome
Mi sta dicendo che non sono da biasimare 
Non mi vergognerò dell'amore.

Philadelphia,
Città dell'amore fraterno.
Amore fraterno.

Qualche volta penso di sapere
In cosa consiste l'amore
E quando vedo la luce
So che starò bene.

                                    traduzione da:                                             Philadelphia - Neil Young

"Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta"❤🍀   
-
Kalil Gibran (poeta libanese)

LA GIOSTRA

Gira la giostra 
gira il lunedì: 
esonda il cuore 
in cerca di farfalle, 
la noia canta 
e un dubbio alza le spalle; 
la giostra gira 
e il monte scende a valle.

Gira la giostra 
gira il martedì: 
la storia corre 
e prova a rallentarla, 
la luna torna 
e resti lì a guardarla; 
la giostra gira 
e provaci a fermarla.

Gira la giostra 
gira il mercoldì: 
gocce di pioggia 
formano due accordi, 
prevale un’armonia 
di tonfi sordi; 
la giostra gira 
e non te lo ricordi.

Gira la giostra 
gira il giovedì: 
sbadiglia l’impiegato 
di concetto, 
dopo si chiude a chiave 
in un cassetto; 
la giostra gira 
fra il già visto e il detto.

Gira la giostra 
gira il venerdì: 
l’amore cede il passo 
all’abitudine, 
ti resta in mano 
un po’ di consuetudine; 
la giostra gira 
a vuoto in solitudine.

Gira la giostra 
gira il saturdì: 
viaggi a ritroso 
in cerca della fonte, 
appoggi i passi 
sopra antiche impronte; 
la giostra gira 
e il piano sale al monte.

Gira la giostra 
gira il soledì: 
l’anima scova 
un profumo di rosa 
nel tripudio di tiglio 
e di mimosa; 
la giostra ferma, 
all’ombra, si riposa.

Lucyen - Luciana Benedetti Olgiate Comasco

Te ho detto Ultimamente che ti amo?
Ti ho detto che non c’è nessuna altra che te?
Tu sai riempire il mio cuore di gioia
Porti via tutta la mia tristezza
rendi più lievi  i miei problemi, ecco cosa fai

Per il sole del mattino e tutta la sua gloria
Saluti il giorno con speranza e conforto,
sì, riempi il mio cuore di allegria
In qualche modo, migliori le cose
attenui i miei problemi, ecco cosa fai

C’è un amore che è divino
Ed è il tuo ed è il mio
Come il sole
E alla fine della giornata
Dovremmo rendere grazie e pregare
a quell’ amore, a quello . . . .

Ultimamente ho detto che ti amo?
Ti ho detto che non c’è nessun’ altra che te?
Riempi il mio cuore di gioia
Porti via tutta la mia tristezza
Allèvi i miei problemi, ecco cosa fai

C’è un amore che è divino
Ed è per me e per te
Come il sole
E alla fine della giornata
Dovremmo rendere grazie e pregare
a quello, a quello . . . . . .

Te l’ ho detto in questi giorni che ti amo?
Ti ho detto che non c’è nessun’ altra oltre te?
così, Riempi il mio cuore di gioia
Porti via tutta la mia tristezza
ammorbidisci i miei problemi, ecco che cosa fai

Porti via la mia tristezza, riempi la mia vita di gioia
scolorisci i miei problemi, ecco cosa fai

Porti via la mia tristezza, riempi la mia vita di gioia
addolcisci i miei problemi, ecco cosa fai.

Rumori di vita e relazioni,

aspetto e aspettative

sono io e sono qua

davanti a globi bianchi di nuvole

sole alle spalle

di una sera serena

e tranquilla

tutto a posto

respiro, respirano,

sto bene

non tutti ahimè

Francoise Hardy

canta nel CD

proveniente dal passato

dai miei 15 anni

il tempo esiste per tutti

ma a volte è un lampo,

è una carezza, è un brivido,

è un dolore insopportabile

che oggi ho imparato

 a sopportare

 . . . . cominciava così . . . . . .

Cassina dei Pecchi (MI)
domenica 12 maggio 2018
ore 18:30 (legale)

chi sei

o misterioso

frutto del caso . . .

che mi vuoi dire?

Volto, cameo, fondo di caffè,

mi vuoi forse dire

che le leggi

del mondo e della vita

sono o non sono

e io, come l' altro,

abbiamo il potere latente di determinare ciò che ci accade!

Che aspetto,

che m' aspetto

Cosa si aspetta,

che ci aspettiamo ?

Oltre il consueto

lo stabilito e il dovuto,

al di qua del fiume

nel proprio viottolo

scarsamente frequentato . . . . 

Io m' aspetto quello che penso

e ho pensato

mi aspetto

prima o poi

quello che mi si deve

e quello che faccia luce

a me e agli altri

io m' aspetto forse ciò che non verrà

colui e colei, coloro e costoro

che mi viaggeranno a fianco o vicino

o  anche  molto    lontano

nella loro bolla di dolore e solitudine

nel frastuono o nell' armonia

che muove urla, sinuosità e applausi . . . .

mi aspetto, ci aspettiamo, aspettatevi

un salto d' evoluzione

verso la perfezione pensata

e ottenuta perchè desiderata e voluta !

qua bisogna normalizzare

l' esigenza

trasformandola in evidenza

ma un' evidenza buona

che s' offre, che risuona

essa deve riempire pensieri e atti

per suscitare certezze e fatti

l' istinto

dell' esploratore

va corredato

con quello del lavoratore

e soprattutto non custodito

e rimuginato

ma descritto e ridimensionato

di cosa parlo

non lo so neanch' io

forse ho fissato qui in verde

il demoniuccio che pretende

di disturbare il penitente

mi auguro lo dico

di lucidare mente e cuore

chè in caso di demenza incipiente

possa fluire a tutte l' ore !

... e mi accingo a leggere

un lungo tema

di mano e mente noti

di cuore e sentimento risaputi

ma anche di misteriose

decadi perse di lei . . . . 

Sarò sicuramente appagato

avrò ricche praterie di scoperte

e sorprese . . . 

Cos' è essere grandi?

Di quale campione di riferimento

ci si deve servire

e soprattutto

essere grandi

vuol dire essere migliori

spanne sopra o viceversa

avere difetti grandi

che servono, sono indispensabili

per spiegare, rilanciare,

ricreare

un ambiente che altri potranno

migliorare ....?

Io, per esempio difetti ne ho

a volte mi disapprovo e sto anche male con me

passeggio e attendo nell' indifferenza

e nel caso

ma a volte, quanto basta,

mi accendo vicino a fiammelle già accese

o a paglie che non attendono altro!

Raccolgo le idee, accendo i motori,

penso e scrivo, passo ore

e a volte basta un secondo

per capire qualcosa che mi spiega

dove, come, perchè, quanto collocarmi . . . .

nel mondo che ancora mi resta

da attraversare

sia esso a Milano,

Bergamo, Casa d' origine

o altrove . . . 

Allora

andiamo a leggere

cosa s' è inventata Amneris !

mi concedo una dose pazzesca

di Francesco Guccini nell' auto

dal mio stesso passato lui pèsca

parto in viaggio fra Brecht e Plauto

Volano manifesti lacerati

risuonano osterie ammuffìte

giovani ormai vecchi perdonati

masticano a meste feste finìte

Una cosa però di Francesco

resta e resiste lui narrando

è il ricordo di un umore animalesco

è appropriarsi dell' anima di chi passa accanto

Vorrei poter anch' io aver tale dote

che è parlare e ritmare attraverso le note !

dalla raccolta possibile:

" tentativi di poesie in piedi e in panchina "

11                            A

11                            B

10                            A

11                            B

11                            A

11                            B

10                            A

11                            B

10                            A          9                            B

13                            A

14                            B

12                            A

14                            A

 (- 10)         

 (- 10)         

 (- 10)         

 (- 10)         

 (- 10)         

 (- 10)         

 (- 15)         

 (- 10)         

 (- 13)         

dànza la vita

    nello scenario   del tempo

che ogni giorno io riempio

finche non sia finìta . . .

     la vìta danza  

con arte e abilità

    erotica e violata 

dalle sue ceneri   sbuca

e ripropone  i suoi riti 

e costruisce miti

la mia è danza maldestra

ma posso porre lo sguardo

ammirato

ovunque essa resta !

Antonio Maria Borga

di Gianbattista Salinari - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)​

BORGA, Anton Maria. - Nacque il 25 marzo 1723 a Rasa, piccolo paese nei pressi di Locamo, ma fu bergamasco di origine e più esattamente di Zogno, che ancor oggi fa parte della provincia di Bergamo. Al suo paese d'origine tornò ben presto per studiare grammatica, ma poi proseguì i suoi studi a Bergamo e a Milano, dove vestì l'abito clericale e studiò teologia sino a conseguire il titolo di dottore, di cui fu sempre orgoglioso. A Bergamo conobbe Pierantonio Serassi, il benemerito erudito settecentesco, di poco più anziano di lui, il quale provvide alla presentazione del suo primo libro di poesie (Rime del signor abate Anton Maria Borga pastor arcade e accademico ricovrato di Padova..., Bergamo 1743) e successivamente compilò una scheda biografica del B. per il Mazzuchelli.

Delle Rime dettero nel 1754 giudizio benevolo le Novelle letterarie di Venezia, ma ben diversamente furono giudicate dall'autore, che in una lettera premessa a un'altra sua opera scriveva: "Io pure nell'età mia più giovinetta, anzi puerile composi un Canzoniere, che dal chiarissimo, amico mio Pierantonio Serassi fu fatto stampare, ma troppo servilmente ho io allora imitato quel divino Poeta; e penso coll'occasione di qualche stampa fare una solenne protesta alla Repubblica de' Letterati che io intendo che tal Canzoniere sia considerato un libro non mio, e come una cosa da me non approvata".

Terminati gli studi e ordinato prete dal vescovo di Como, monsignor Cernuschi, il B. risiedette per alcuni anni sempre nel Bergamasco, prima a Cavernago, che era un feudo della famiglia Martinengo Colleoni, dove ebbe l'ufficio di rettore, e poi a Lepreno come parroco dell'antichissima chiesa madre di quel paese. Trascorse alcuni anni anche nel Veneto, e a Venezia conobbe il Goldoni, per cui scrisse, secondo l'uso del tempo, una lettera e un carme che furono premessi alla stampa della commedia La serva amorosa. Nel 1760 era sicuramente a Milano e fece in tempo a partecipare alla famosa polemica che, ristretta dapprima al Branda e al Parini, si allargò poi al Tanzi, al Balestrieri e a molti altri. A Milano conobbe anche il Baretti, da poco rientrato dall'Inghilterra, del quale divenne amico per

 

qualche tempo. Quest'amicizia non rimase senza effetto su quella che è da considerare la sua opera più importante e riuscita, in cui poté meglio sfogare il suo umore bizzarro e smanioso di novità e di rinomanza. Anche questa fu stampata dal Serassi con il titolo: Alcuni versi piacevoli da Anton Maria Borga composti,e da un Pastor Arcade suo Amico ora per la prima volta fatti stampare in Amsterdam [ma Lugano] ilprimo marzo 1760.

Il libro fu recensito dalle Novelle letterarie di Firenze del 1760 e nel tomo IV delle Nuove memorie per servire alla storia letteraria. Nella lettera premessa all'edizione si afferma che i versi sono stati stampati senza il consenso dell'autore, il quale per la verità avrebbe potuto pubblicare molte altre poesie liriche piacevoli ed aveva composto anche una tragedia a cui mancava solo l'ultima mano. Interessante nella stessa lettera è l'accenno ai metri dal B. inventati o rinnovati: sonettesse, capitolesse, ottave codate, capitoli con la coda, dozzine, decine, a cui bisogna aggiungere le madrigalesse già usate da Anton Francesco Grazzini. Abbastanza rilevante è il fatto che accanto al Berni, modello incontrastato per tutta la letteratura giocosa del sec. XVIII, l'autore ponga il Grazzini. Il Berni era stato anche il modello del Baretti per Le piacevoli poesie, che egli scrisse e stampò da giovane e poi ristampò nel 1764. A parte il titolo molto simile dell'una e dell'altra raccolta, è da supporre che il B. abbia ricalcato temi e immagini già usufruiti dal Baretti.

L'amicizia col Baretti durò poco. Subito dopo il primo numero della Frusta letteraria apparve Il Frustatore frustato del dotto "Agarimanto Baronio", che è l'anagramma del B. (Casale Monferrato 1763). Al violentissimo libretto fece seguito non molto dopo la Lettera,colla giunta d'un po' di prosa e di alcuni versi che ponno benissimo aver per titolo frustatore rifrustato. Con note e intagli bellissimi, Parigi 1764, "satira la più viva e la più piccante contro il Baretti".

Il primo di questi opuscoli ha il frontespizio adorno di un rame in cui un satiro è battuto con la scopa dal boia: naturalmente il Baretti è il satiro e il B. il boia. A sua volta il Baretti, pur non rispondendo alle invettive, cita più volte il B. nella Frusta, accompagnando il nome spesso con l'appellativo di ladro, con giudizi rapidi e sprezzanti, e alterando il suo anagramma in quello di "Agarimanto Bricconio sopranomato Rubacuori". Tra i due corse anche una corrispondenza privata, come appare da una lunga nota contenuta nel n. XXVI della Frusta (1º apr. 1765). In tale nota (vol. II, pp. 286-288) il Baretti afferma che il B., dopo poco tempo che si erano conosciuti a Milano, gli aveva rubato una borsa contenente denaro; era anzi un ladro di professione, avendo derubato due corrieri, di cui si fa anche il nome, nonché i parrocchiani di Leprenno. Nella stessa nota s'insinua anche che tutta la vita del poeta bergamasco era dissoluta e che di ciò era convinto lo stesso suo vescovo che mai gli avrebbe rilasciato "una buona fede de vita et moribus". A sua volta, il B. accusa il Baretti di averlo diffamato presso i suoi amici di Milano.

È inutile ricordare quale peso abbiano le parole in queste polemiche letterarie del '700. Ciò non toglie che la vita del B. si sia svolta al limite tra quella del letterato e quella dell'avventuriero, come è forse provato anche dalla morte che lo raggiunse a soli quarantacinque anni e a cui non dovette essere estranea la sua vita disordinata. Trascorse i suoi ultimi anni a Venezia. Dopo il 1760 andò pubblicando versi d'occasione, poemi e poemetti anche a fine di lucro. Tra essi ricorderemo: Amore schernito, Venezia 1761; Lettera prima a un frate, Roveredo 1761; Lettera seconda a un frate e Poscritta alla seconda lettera,Roveredo 1761; Madrigalone d'Agarimanto Baronio, Lucca 1761; Delle rime nuziali, Venezia 1767; Gli arcani di Venere, poemetto; La Pipa, ditirambo, s.l. né d.; Il sogno,poema per Maestro Garbo. In Aleppo (ma Bari) 1765. Il poema consta di cinque canti in ottava rima, in cui si satireggiano gli ordini religiosi.

Fonti e Bibl.: G. Baretti, La Frusta letteraria, II, Bari 1932, ad Indicem;G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1715 s.; E. De Tipaldo, Biografia degli ital. illustri, II, Venezia 1835, pp. 327 s.; A. G. Spinelli, Di A. M. B., in Boll. stor. della Svizzera ital., X (1888), pp. 1-8; C. Bizioli, Variazioni impertinenti di una polemica letteraria,ovvero A. Baronio contro A. Scannabue, s.l. né d.; Id., Il B. rivoluziona le regole del sonetto, in Ecodi Bergamo, 5 marzo 1963; G. Natali, Il Settecento, Milano 1929, p. 66 s.

Heading 5

e guardare anche gli altri scrivere

la loro frase

per sempre

o per mai

ma con convinzione

e col massimo di passione e sorriso

di urlo e di viso . . .

Sai che c’ è ?

Che tutti, ma proprio tutti

Scriviamo sull’ acqua

Fino all’ onda

Che ci sommerge.

Ecco lì

È bene aver imparato

A nuotare

Decentemente

E, magari aiutàti

da una tavola da surf

o dal rottame di legno

galleggiante

riaffiorare e poi insegnarlo ad un altro

un'altra

degli altri

di chi discende da te

ma

comunque

Cari miei

Si scrive sull’ acqua!

 

                                                                                        … non dimenticatemi, eh!   MarioCase 25 giugno 2018

Scrivo sull’ acqua

Che c’ è di male?

So scrivere.

L’ acqua è l’ acqua

e io ci scrivo

e che  scrivo?

Ci scrivo che

sono mai sazio d’ amore

e di dispetto

di pretese e di concetto

E poi

guardo sempre all’ altro

ma preferisco dare giustifiche

a me non all’ altro.

Che stupido

Mi dico

Mi merito

Che quello che scrivo

Dopo appena un po’

Svanisca

Sulla superficie dell’ acqua

ma non ce la faccio

 a cambiare,

l’ acqua resta l’ acqua

e io scrivo scrivo scrivo . . . .

Forse

l’ importante

è che si racconti

che ero lì

quotidianamente

a muovere l’ indice

a tracciare o accennare mezze idee

a fermarmi poi

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