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Procedo secondo 5 caratteristiche:
1) MEMORIA
2) AFFETTI
3) ESPERIENZA
4) ARGOMENTAZIONI
5) MOVIMENTO E TRASFORMAZIONE
un esempio?
- Ricordo d' aver avuto anche io 20 anni
- quello che mi ha formato è stato il bene, il male, il dolore, il piacere,
il riconoscimento
- se posso pensare, parlare, scrivere e avere sensibilità e dare senso alle cose,
quello è il requisito per cui posso anche argomentarle
- non sempre riesco a conciliare quello che so e vivo, ma soprattutto quello
in cui credo, con ciò che mi accade, quindi trovare un nuovo modo
di percepire e praticare la realtà necèssita di muovere ed evolvere in me
dei " credo " riconsiderati.
- l' avverbio passpartout che userò di più è il " "

Posso incominciare a parlare del perchè ho scelto quello strano titolo al 3° mio " lavoro di scrittura ".
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A me piacciono gli ossìmori, i paradossi, i contrari e contrasti, le estremizzazioni e le metafore, quindi il titolo ricorda questo vezzo di parlare delle facce di una stessa medaglia, contrapposte e spesso in contraddizione apparente, ma in questo mi piace anche cercare il cosidetto bandolo della matassa . . . . nel caso del titolo quel bandolo è la parola " senso " che vuol essere sensorialità, sensualità, ma anche significato, quanto agli opposti il tutto sta contro il nulla, l' importante sta contro l' indifferente o l' inutile e combinati insieme però creano suggestione e si pongono a domanda . . . . Ma tutto quello che proviamo, facciamo, motiviamo e perseguiamo è destinato a restare e a condizionare o precipita inesorabilmente nell' imbuto che va al non-luogo, non-tempo, alla non-materia e alla non-energia?
Fiorella Mannoia, la nota cantante italiana, oggi da Red Ronnie ( Gabriele Ansaloni ) ha citato questa bella frase: " se non puoi fare quello che ami, cerca di amare quello che fai! ".
Nel titolo che ho scelto c' è spesso questo proposito: " se non riesci a capire perchè quella cosa la pensi, la fai o la progetti, cerca comunque di darle importanza e amarla, perchè che resti o scompaia, avrà comunque segnato in te il tentativo di portartela o nel tutto o nel nulla . . . . . " . . . . . . .
BENE DETTO CIO' SCHIACCIO INVIO E PUBBLICO!
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una conoscenza stimolante a MILANO! Marco Levi
E ora una parola d' ordine: " Coraggio e prudenza " , ma anche " sfrontatezza e consapevolezza " : di nuovo due opposti a confronto!
Il coraggio è, oggi, il sentimento di fede in sè, nelle proprie intuizioni e un' ansia di fare più che di pensare alle convenienze che prevede un alto tasso di errore e di sconfitta, nonchè di abbandono da parte dei sodàli . . .ed è proprio in questo che il coraggioso fa da esempio e da stimolo, rinunciando anche a se stesso, ecco che il coraggio può sfociare e servirsi di sfrontatezza e di amore per la barricata.
La prudenza è condita invece di argomentazioni e di confronti, di affermazioni elaborate e interconnesse con il disaccordo e l' alternativa, che da' più profondità all' analisi e alla eventuale sintesi, mentre la consapevolezza è la visione, la padronanza e eventualmente la rinuncia spiegata e la resa come sacrificio altruista.
Avete visto quanti opposti a confronto !
Scrivo queste note, mentre di là in sala la televisione disamina il recente NO vittorioso all' ultimo referendum italiano che decreta con voce di popolo il rifiuto verso la classe in scalata al potere, ritenuta bugiarda falsamente amica e troppo invischiata coi poteri economici dominanti oggi nel mondo globalizzato . . . . .
Se la gente esce con coraggio e eventualmente sfrontatezza, ma non perde l' amore per la correttezza e il bene comune, se la gente, guidata anche da voci prudenti e consapevoli, si fida e decreta una stagione di scelte, lavoro e giustizia sociale, forse tutti si sentiranno più motivati a prendere in mano il proprio destino e a tagliare le " erbacce " dell' opportunismo, dell' affabulazione e soprattutto della convenienza economico-finanziaria, militare-espansionista per le fonti di energia da accaparrare.
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La pagina precedente tentava di esprimere, caoticamente "quasi", un sentimento di frustrazione e di sudditanza nei confronti dell' oggi politico, economico, espressivo e tecnologico, così escludenti ed esclusivi che il giovane, la donna, il vecchio, il povero e l' ammalato, se ne sentono appunto esclusi e dileggiati.
Tra costoro avviamente mi ci metto anche io, che appunto scrivo, scrivo, scrivo, per dare forma alle mie insoddisfazioni, alle mie domande, alle mie marginalità ed emarginazioni e tornare così, non a caso sfruttando il computer, in gara per discutere, decidere, proporre, sostenere e sviluppare, fin che posso ancora, una passeggiata finalistica e compagnera, verso un fine che è il miglioramento esemplare e di riferimento anche per il resto del pianeta dell' Italia, paese a vocazione estetico-umanistico-morale e non come accade ahimè adesso, paese che si affianca alle tristi disgrazie della Grecia e dei posti dilaniati da guerre di religione e predazione e da confronti crudeli fra fazioni e pagati assassini!

sotto il cielo di tutti
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. . . e nella fine, l' amore che dai è uguale all' amore che prendi
Bella frase, eh?
Signori miei, io mi affanno a trovare un modo che mi consenta di amare senza volerlo fare, ma solo sentire, non è così facile!
Signori miei, la ricerca del piacere, della cosa facile, del consenso garantito e dovuto, del successo spontaneo e fluido, della salute automatica e stabile, della strada spianata non è praticamente di nessuno a questo mondo!
E' invece di tanti la voglia, la ricerca, la fugace soddisfazione, la frequente frustrata illusione, il fallimento, la rivincita e la nuova batosta . . . . .
Cosa resta immutato? Cosa ci convince e ci sprona? Per quale causa è lecito, giusto, opportuno spendersi senza ritegno e resistenza?
IO LA RISPOSTA ANCORA NON CE L' HO e quindi continuo a cercarla e a chiederla altrove e ad altri direttamente e indirettamente assistendo al farsi quotidiano della Storia e delle storie . . . . ma la frase "se dai amore ne ricevi altrettanto" mi pare una bella pista!!!!!
All' inizio di un nuovo anno si fanno in genere propositi e si sperano in genere migliorie o modifiche del proprio vivere e rinnovamenti del proprio desiderare e perseguire . . . .
Io lo faccio, ma non lo soffro cioè non lo pretendo, semmai lo aspetto, ma il criterio è leggerlo nelle piccolezze che si aggiungono alla routine le quali quasi impalpabili però ci suggeriscono che questo divenire non è mai identico e meccanico, ma mutevole e largamente destinato a modifiche anche macroscopiche.
Non dissertiamo dell' incidenza su di noi e sulla nostra realtà della storia che si manifesta in grande e che coinvolge spesso anche intere Nazioni. Consideriamo invece quel detto non dimostrato, ma credibile che la storia, siamo noi, che il nostro scegliere è ancora abbastanza libero e che quello che non abbiamo in testa non possiamo prenderlo da altri imitandoli, ma che solo la nostra possibilità di ragionare e di insegnare per esperienza e competenza . . .può essere d' aiuto ad altri . . .
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Parliamoci charo. Cosa è che ci mantiene in vita fino a che non ci sia proprio più niente da fare?
Ritengo che siano molti fattori che, non necessariamente posti in ordine d' importanza e frequenza, possano riassumersi in questi qua:
1) stato di salute dovuto al comportamento, all' eredità biologica, alla salubrità dell' ambiente e alla alimentazione . . . . .
2) resistenza e resilienza ai fattori distruttivi e agli stress psico-affettivo-sociali . .
3) fortuna, proprio la fortuna e la casualità . . . .
4) le amicizie vere e frequentate, le persone che ci stimano e che dipendono da noi . . . .
5) il mantenersi attivi, in movimento, il desiderare e perseguire ciò che ci piace e che ci appassiona veramente . . . .
6) il rinascere dopo fallimenti, malattie, disgrazie e distruzione del costruito da noi
7) il sano egoismo di voler preservarci ricorrendo a scelte prudenti e autosalvanti
8) la armonia degli affetti e le tradizioni condivise e armonizzate alle novità del progresso generale
9 ) una fede sincera e attiva, condivisa, amorevole e battagliera . . . .
10) la cura degli altri per noi sia professionalmente parlando che per scelta d' amore . .
detto ciò è un vero miracolo sopravvivere a lungo, ma anche se ciò non ci fosse concesso il lasciare un buon ricordo di sè e una eredità positiva è già comunque sopravvivere nei vivi spiritualmente fino alla dissoluzione di tutto il mondo così come è adesso e per un buon novero di anni nel futuro . . . . .
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Ci sono dei giorni in cui ti svegli e qualcosa non va . . . .
Non è la salute o la sua percezione, non è fastidio identificabile facilmente, non è scontentezza per il lavoro, non è mancanza d' affetti . . .è che l' età ti fa sentire quasi inutile se non superfluo, le ridotte capacità fisiche ti prospettano l' inizio del cammino verso la conclusione degli itinerari, i talenti che sentivi in te ed utilizzavi si attenuano oppure scompaiono, insomma cerco di descrivere innanzitutto per me, ma anche per chi mi legge, qualcosa che condividiamo un po' tutti, anche se benestanti o riconosciuti come individui e come identità sicure e delineabili . . . . .
Però, per fortuna, questa nuvola opprimente, vasta, obliterante, minacciosa, credo possa servire e poi facilmente si allontana o si dissolve al semplice apparire di un qualche entusiasmo improvviso, estemporaneo, ma sicuramente avvertibile e perseguibile, quindi . . . . . tiriamoci su con questa frase:
Siamo tutti visitatori di questo tempo, di questo luogo.
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Siamo solo di passaggio.
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Il nostro scopo qui è osservare, imparare, crescere, amare ... poi facciamo ritorno a casa.
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Proverbio aborigeno
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C' è bisogno di dedicarsi a qualcosa o a qualcuno quando la nuvola nera incombe dentro e su di noi, per esempio decifrare la spirale della colonna traiana o colorare i disegni dopo averli recuperati in rete e ripassare così STORIA, GEOGRAFIA, ARTE, TECNICA ARCHITETTONICA in un impegno che può durare anche un mese, ma che lascia il segno nella nostra dotazione culturale e in quella pubblica che spero sia composta da persone che non danno del " pazzo " a chi lo fa, ma gli riconoscono una utilità sociale e una ammirazione sincera e magari condivisa!
I 200 metri del fregio istoriato continuo si arrotolano intorno al fusto per 23 volte, come se fosse un rotolo di papiro o di stoffa, e recano circa 100-150 scene (a seconda di come si intervallano) animate da circa 2500 figure. L'altezza del fregio cresce con l'altezza, da 0,89 a 1,25 metri, in maniera da correggere la deformazione prospettica verso l'alto.
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